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venerdì 26 maggio 2017

Proiezione film documentario Meditazione e scienza, al penitenziario di Massa

Continua l'attività di volontariato anche in quest'ambito. Karuna e Lpp, le due onlus che collaborano. Lpp naturalmente coordina l'attività in tutta Italia....
Il monaco Kusalananda sta mantenendo aperto questo progetto, recandosi da oltre un anno due volte al mese presso il penitenziario di Massa, dove porta ai detenuti un paio d'ore per la meditazione e anche l'avvicinamento alla musica.
Recentemente la direzione ci ha messo a disposizione un budget con il quale Kusalananda ha potuto acquisire per il carcere un pianoforte digitale, di cui beneficiano tutti, in vero, non solo gli iscritti al corso Consapevolezza e musica.
Il prossimo venerdì 9 giugno alla sala multimediale, sarà proiettato un film documentario, opportunamente sottotitolato in italiano, che parla dei rapporti tra la scienza e la meditazione, curato dall'Università di Harward.
Un'ottima occasione per far luce da un punto di vista laico, dei reali benefici che accorrono alla mente e al corpo di coloro che   decidono di accostarsi alla meditazione. Ora ne parla anche la scienza!!!
Ringraziamo sentitamente ogni persona che ha reso possibile l'evento e tutto il resto, in particolare la Dr.sa Martone direttrice del carcere, e la Dr.sa Messina che si occupa degli eventi educativi all'interno del penitenziario.
Ma tutti, anche le guardie, e tutti gli altri educatori, che fanno reali sforzi per rendere giorno per giorno questo luogo un po' più vivibile. 
I BENEFICI DELLA MEDITAZIONE... SECONDO HARVARD!
Ogni giorno, milioni di persone al mondo praticano la meditazione. Gli yogi lo fanno da millenni e sono secoli che anche l'Occidente ha iniziato quanto meno a "incuriosirsi" a questa pratica. Sembra, però, che alla parte del mondo che ha fatto della razionalità la propria bandiera, non bastino le testimonianze di chi ha provato la meditazione sulla propria pelle, per credere che meditare fa bene. Altro che San Tommaso... Molto spesso, il mondo degli scettici impenitenti, che continua a vedere nella meditazione una moda esotica, praticata da un esercito di fanatici con la testa fra le nuvole, non si sogna neppure di "provare per credere" (come, d'altra parte, si dice che fece il loro più celebre antenato), ma ha bisogno sempre e comunque della scienza, prima di credere alla veridicità di qualcosa. E, così, questa volta, nell'annosa questione, è intervenuta addirittura l'università di Harvard, con uno studio finanziato con 3.3 milioni di dollari dal National Institute of Health.
(Sono stati divulgati in questi giorni i primi risultati di uno studio sui benefici della meditazione, condotto dalla Harvard University)
Ma veniamo ai fatti
John Denninger è uno psichiatra che lavora e fa ricerca presso la Harvard Medical School (è direttore della scuola di ricerca al Benson-Henry Institute for Mind Body Medicine del Massachusetts General Hospital). Da cinque anni, conduce uno studio su come pratiche antiche come la meditazione intervengano a livello genetico e celebrale su soggetti affetti da stress cronico. L'importanza di questo studio deriva dal fatto che il team di Denninger si è servito di tecniche diagnostiche non invasive, che permettono di compiere indagini sul cervello, per intenderci TAC o risonanza magnetica, note anche come tecniche di neuro-imaging. Infatti, a differenza dei più tradizionali questionari somministrati ai "pazienti" ma anche del monitoraggio di cuore e pressione arteriosa, queste tecnologie permettono di misurare nel dettaglio le variazioni fisiologiche.
(Gli studi del team di Denninger si sono serviti di tecniche di neuro-imaging)
Ed è proprio questo che il team di Denninger si è trovato a fare su un gruppo di 210 individui sani ma con alti livelli di stress cronico, durante sei mesi. Di questi, 70 praticavano un "tipo" di yoga noto come Kundalini yoga (che unisce un alto grado di meditazione a esercizi di respirazione, mantra e tipiche posture yogiche), 70 meditavano e i restanti 70 ascoltavano audiobooks sull'educazione allo stress; tutti per 20 minuti al giorno e tutti settimanalmente sottoposti ad analisi per due mesi (incluse tre sedute extra con questionari e analisi del sangue).
I primi risultati (pubblicati lo scorso maggio sulla rivista medica PLOS ONE) hanno dimostrato che meditare ha un reale effetto a livello biologico sull'intero corpo e non solo sul cervello. Aumenta, infatti, l'attività dei geni coinvolti nel metabolismo dell'energia e nella secrezione dell'insulina, mentre riduce quella dei geni coinvolti nelle reazioni infiammatorie e nello stress. E tutto questo anche in quanti non avevano mai praticato prima yoga o meditazione.
(70 partecipanti allo studio di Denninger praticavano Kundalini yoga, scelto per l'alta componente meditativa)
Va detto, inoltre, che, al momento, il team di Harvard non è il solo impegnato nello studio degli effetti dello yoga sulla biologia del corpo.
Il premio nobel Elizabeth Blackburn della University of California ha pubblicato uno studio sull'innalzamento dell'attività dell'enzima telomerasi: bastano 12 minuti di meditazione yogica al giorno per migliorare l'invecchiamento indotto da stress.
In Italia, invece, il reparto di Psicologia clinica del Bellaria di Bologna ha avviato la sperimentazione della pratica meditativa tibetana Tong Len su pazienti oncologici. Su 80, la metà (pur continuando le cure mediche) praticherà questo tipo di meditazione e resterà sconosciuta al prof. Gioacchino Pigliaro, capo dell'equipe, e agli altri quindici professori coinvolti nella sperimentazione. Una sperimentazione importante, visto che, a oggi, non esiste letteratura scientifica in grado di dimostrare il reale beneficio di questa pratica.
AutoreDott.ssa Morena Deriu


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